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Voglio, quindi posso!

"Fin da bambina sentivo parlare di "emigrazione"...  Ascoltavo i miei genitori che raccontavano di nostri conoscenti e amici che erano partiti per posti lontani. Nella mia mente di bimba innocente, non capivo cosa significasse,  ma ero sicura che doveva trattarsi per forza, di qualcosa di triste, perchè i loro occhi, ogni volta che ne parlavano, luccicavano.

Arrivavano poi le cartoline, le lettere, le telefonate di queste persone.... E sentivo i miei che raccontavano i nuovi inizi di vita dei nostri amici... Ed anche qui, percepivo la sofferenza, ma non capivo il perchè. Per me allora, partire equivaleva a vacanze... Allora perchè la tristezza, perchè gli occhi lucidi?

L'ho capito oggi, a 48 anni... E l'ho capito tutto in un colpo: quando sono emigrata.

Mai avrei immaginato che la brezza leggera che dolcemente mi cullava in una vita fatta di successi affettivi, professionali e sociali, si sarebbe trasformata a poco a poco, in un ciclone. Un ciclone che ha spazzato via tutto.

Mi accorsi che stava arrivando, quando non sentivo più le carezze di mia madre sui capelli... Lì, quando iniziai a perdere uno dei punti fermi nella mia vita... Lì, iniziò il viaggio nel dolore e nella sofferenza. Ma io sono forte, mi ripetevo. Ma intanto, una parte bella di me andava via per sempre e con lei, i sacrifici e le vittoriedi un'esistenza dedita al lavoro ed ai figli. Ma Zirinella, così mi chiamava mio nonno, non si arrende. Banche, avvocati, commercialisti, notai... Tutto, per salvare quel posto che racchiudeva l'essenza di mia madre... Voluto, costruito in miniatura e divenuto con gli anni un impero... Ogni pietra, ogni foglia, ogni trave di legno lì portava inciso il suo bel nome: anche le rose  che imperterrite continuavano a sbocciare a novembre, erano un omaggio a Lei.

Nulla, tutte porte chiuse. Solo tante belle parole di circostanza. i funzionari che avrebbero dovuto garantire alla mia famiglia la giustizia, si sono rivelati sciacalli affamati, spietati. Ed il giorno in cui ci siamo riuniti, in stato di resa, impotenti e vinti, per firmare l'atto di compravendita dal notaio, è stato per me, il secondo funerale di mia madre.  Seppellivo quel giorno, il segno tangibile della sua determinazione, il grandioso risultato della sua lotta per l'indipendenza. Ma nel mio cuore, gonfio di dolore, prendeva sempre più forma una promessa. io lo ricostruirò, io ce la farò. Lontano da qui, da questi occhi che non hanno fatto trapelare nè umanità, nè amore.

E mi sposto di regione... Vado al Nord. Nel civile ed efficiente nord Italia, dove sicuramente tutto funziona meglio, dove le leggi sono rispettate, dove le truffe vengono punite... Ma chi è che racconta queste favole? Qui non ho trovato neanche l'essenza degli italiani veri. Qui, ho provato per la prima volta, sulla mia pelle, il razzismo. 

Fa male il razzismo, fa male sempre, figuriamoci tra italiani, figli della stessa mamma. ... - Sei una terrona di merda - mi sono sentita dire.

Non mi arrendo,il mio obiettivo è più grande e merita tutte le mie risorse... Economiche, fisiche, mentali... Metto in atto tutto ciò che mia madre mi ha insegnato: l'onestà, con i clienti ed i fornitori.. L'uguaglianza, con le persone che decidono di lavorare con me.. La gratitudine, per ogni traguardo raggiunto.. La creatività, l'accoglienza e l'ottimismo, per un ambiente sereno  dove tutti coloro che decidessero di venirci a trovare, ci salutassero con la voglia di tornare....

Un anno, ed il posto è già famoso. Tanto duro lavoro, per tanti bei risultati.

Ma si alza il vento.. Ed è un vento pieno di invidia, di maldicenze, di concorrenza sleale... Decido di rispondere con una ristrutturazione che renda un parte del mio posto, unica nel suo genere... Ed esplode. Si, l'idea è vincente. Non sono più allora una terrona, sono una che ci sa fare, che conta... Divento popolare... Fino a quando? Fin quando non arriva il ciclone.

Scopro che quel locale non poteva essere affittato, perchè non agibile.. Ma come? Ho pagato cinquemila euro al mese di affitto, per avere una truffa? Si, ebbene si. Di nuovo Polizia, Carabinieri, avvocati, Camera di Commercio, Inps, esperti in materia.  Ma chi doveva controllare dov'era? Ma come si fa a concedere una licenza ad un'attività e dopo un anno scoprire che i locali della stessa, non sono idonei? Tutti la stessa risposta: dovete cessare l'attività spontaneamente o vi facciamo chiudere forzatamente.

Scrivo allo Stato italiano, scrivo la mia disperazione e la mia rabbia.. Ricevo una mail automatica di risposta, poi più nulla... Deposito tutto in Tribunale e riprendo in mano la mia vita.

Ma questa volta, la decisione è drastica.

Ti saluto bella Italia mia che sei in mano a tanti avvoltoi.. Non conta il colore delle loro piume, anche se è stato proprio quello a confonderci: sono avvoltoi. Non hanno saputo difenderti, non hanno saputo amarti, nè guidarti. Eppure sei tra le più belle nazioni del mondo: sei ricca di storia e di arte; i tuoi panorami ed il tuo mare lasciano senza fiato; le tue montagne sfidano il cielo; la tua cucina soddisfa ogni palato; il tuo popolo è gioviale e puro di cuore; il tuo sole scalda e scioglie anche i cuori più duri. 

Non sei stata però per me, la mamma che desideravo: mi hai costretta ad allontanarmi. A ricominciare altrove la mia vita... Altrove, dove sono una straniera che non parla la lingua del posto, una straniera che si può impiegare quindi, solo in alcuni tipi di lavori. Non posso avere ambizioni se prima non so comunicare. Comunicare equivale ad integrarsi, a sentirsi individuo. E sono tornata a scuola. Con i miei diplomi italiani chiusi in un cassetto.

Ecco, ho capito il perchè degli occhi luccicanti dei miei genitori di cui ho parlato all'inizio.

E' così,  con questo immenso dolore che ho capito il significato della parola “e m i g r a z i o n e”.


                                                                                                                                                                     Zirinella

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